Un sabato qualunque

O così credevo.
Con un'incauta ed insolita botta di ottimismo, avevo deciso di dare finalmente inizio al primo dei magici sabati mattina per me, di cui a qualche post fa (che penso non abbia letto nessuno, ma va bene uguale).
Tanto, mi sono detta, quel che non farò stamattina in casa lo potrò fare nel pomeriggio, mentre le ragazze studiano.
Messo così a tacere il mio lato calvinista, salto in macchina alle 8.30, che tanto ero sveglia dall'alba per via della loro scuola, e mi dirigo a Milano; meta, una libreria che avevo voglia di visitare da tanto tempo e che per me di solito è molto fuori zona anche quando sto a Milano.
Gogol and Company è un luogo incantato, quasi un non-luogo, da cui non vorresti mai uscire.
E difatti ci ho messo un sacco di tempo ad uscirne, in compagnia di tre libri e dopo aver gustato una succulenta seconda colazione, invidiando non poco tutti quelli che hanno la fortuna di poterci capitare con una certa regolarità. Che, credo, non sono pochi da quel che ho visto: regnava un'atmosfera da salotto di famiglia, più che da libreria, con persone sedute rilassate a leggere sulle poltrone di cuoio e ragazze silenziose che studiavano affacciate alla balaustra del piano di sopra, in compagnia del loro cappuccino.
In pace con me stessa e con il mondo, mi accingo a tornare a casa.
Durante il viaggio di ritorno apprendo che: 
Alice andrà a Milano nel pomeriggio con tre amiche per uno shopping party di compleanno; il momento clou di questo festeggiamento avrebbe dovuto essere il "viaggio" in treno da sole delle quattro quattordicenni, ma (mai 'na gioia) i genitori di una delle quattro si sono opposti strenuamente a tale spericolata avventura (durata del tutto: circa un quarto d'ora, nel primo pomeriggio), ipotizzando aggressioni e assalti all'arma bianca ai danni della quattro bamboline. Mah... non mi pare di essere una madre sciagurata, ma ho trovato la preoccupazione francamente eccessiva. Morale, tra malumori infiniti e recriminazioni varie, le fanciulle vengono traghettate a Milano sane e salve dal padre inflessibile. Esito di questo shopping party si rivelerà essere, per quanto mi tocca, l'acquisto di un improbabile abitino nero superscollato sulla schiena, scelto senza la mia preventiva autorizzazione e subito sequestrato alla figlia ribelle.
Elisa, dal canto suo, uscirà di sera con il fidanzato (ebbene sì, è arrivata pure questa); segue lunga contrattazione su orario di rientro, posti frequentabili o non frequentabili e lunga lista di "si può fare / non si può fare". All'ennesima occhiataccia di mia figlia, termino l'elenco e decido di affidarmi al rosario.
Dopo pranzo, faccio appena in tempo a stendermi sul divano con un libro, prima di iniziare appunto tutto quello che al mattino avevo rimandato, che suona il telefono. Un'amica mi chiede se per caso non posso accompagnarla al Pronto Soccorso per un controllo, che nella notte non si è sentita bene ed è piuttosto preoccupata e vorrebbe tanto che qualcuno le desse un'occhiata.; ma non all'ospedale da noi (ci mancherebbe, e chi vorrebbe andarci...?), bensì a Milano.
Va bene, ti pare che posso mandarti da sola? andiamo.
Per fortuna non è niente di che, quindi dopo tre ore circa ce ne rientriamo a casa.
Giusto in tempo per me per raccattare Elisa, armi e bagagli e tornare a Milano (e fanno tre nella giornata), recuperare figlia numero due e scaricarla dalla nonna, accompagnare figlia numero uno al luogo di incontro con il fidanzato (che ormai è tardi e non volevo farla andare in giro da sola, ma lui poteva pure venirsela a prendere però) e finalmente uscire a cena con cara amica che non vedevo da un po'.
Stramazziamo entrambe, letteralmente, al tavolino di un delizioso locale siciliano, con ottimo cibo e ottimo vino, che ci voleva proprio. Parliamo tanto, ridiamo di più e lacrimiamo pure un po' ricordandoci un paio di cose di tanto tempo fa; saranno gli ormoni,... che ormai fra tutte e due non siamo messe tanto bene.
Stiamo per tornare a casa; figlia fidanzata manda messaggino: mami non è che posso tornare una mezz'oretta dopo? che sono tanto brava e bella, non farò rumore e comunque stanotte cambia l'ora (e quindi?? mi sfugge il valore aggiunto di questo particolare). Fingo di arrabbiarmi, ma ero certa che me lo avrebbe chiesto e alla fine non è grave.
Torno a casa prima io (ovvio), la aspetto sveglia; come sospettavo non è per nulla silenziosa e quindi colgo l'occasione per cazziatone generale e generico, che non fa mai male.
Vado a letto, finalmente. Forse la Eli ha ragione, si dormirà un'ora di più e tutto andrà bene. 
Invece mi sveglio alle 6 (o forse sono le 5?) in preda a mal di testa fotonico. Ci metto poco a capire perché.

Commenti

  1. Giornata impegnativa... Io sarei stramazzata molto prima di te!

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